Mio padre mi ha sempre detto che il nemico si raggiunge a metà strada e io questa cosa non l’ho mai capita fino in fondo. Sosteneva che quei quattro passi verso i miei ipotetici detrattori mi avrebbero reso una donna libera, perché sgombrare il campo dalla pesantezza di sentimenti quali vendetta, odio e fastidio può lasciare moltissimo spazio per tanto altro, perché distruggere gli altri non è mai costruire se stessi e perché il tempo speso in azioni machiavelliche non te lo ridà nessuno: lo perdi e basta.
Ieri sera ho regalato un libro. Il Deserto dei Tartari. Dino Buzzati. Una folgorazione dei miei trent’anni. L’avevo letto in piena adolescenza e, come per la convinzione paterna espressa poc’anzi, non l’avevo proprio capito. L’anno scorso l’ho ripreso in mano ed è stato Stupore. L’attesa di Giovanni Drogo e la tensione per l’arrivo dei Tartari, sempre ventilato e mai occorso, mi ha riportato alla metà strada spesa per un nemico con un senso di magica nostalgia per alcune frasi che ascolti solo anni dopo averle sentite pronunciare.
A quindici anni non capivo perché fosse utile ritornare sui propri passi, specie se in direzione nemica; mi era anche sconosciuto il perché di quella sempiterna attesa di Drogo. Pensavo che la vita mi si sarebbe regalata man mano che respiravo, senza che non mi si chiedesse di scegliere, ardire, tentare. Era già tutto assalto e tempesta. Non c’era bisogno di indugiare: la vita era dove esistevo. Pensavo che si dovesse odiare chi ci faceva del male e amare chi dimostrava rispetto.
Oggi le cose sono diverse. Oggi ho capito Drogo perché sono stata Drogo. Quell’attesa dei Tartari è l’immobilismo che ha imbalsamato ognuno di noi, in una a caso delle scelte di questa vita. Oggi tra le maglie del bianco e del nero esistono le sfumature e non sempre le cose sono come appaiono. La metà strada non è solo auspicabile verso le cose nemiche ma anche verso ciò che più amiamo ma che ci fa paura, che costa impegno e fatica, che appare difficile e a lungo termine. Oggi è chiaro: alla vita si risponde camminando.
Io credo che mio padre mi abbia stimato oltremodo e questo ha contribuito a farmi crescere serena, con una grandissima voglia di determinazione e indipendenza. Se cresci in un ambiente che riconosce in te la persona, prima del genere o della specialità, vorrai sempre cercare di raggiungere i Tartari per tentare di capirci qualcosa e, in caso di disfatta, sarai pronta a procedere verso altri cammini. Se ti hanno insegnato che sei destinata al fare e al sentire, spererai sempre di confrontarti e cercherai sempre di capire; perché il più bel regalo che si possa fare a se stessi è il cammino, anche se questo significa avvallamenti, intrico di vettori e cambio di panorama.
Ho capito che raggiungere il nemico significa non avere nulla da rimproverarsi, perché nella vita sbagliamo almeno quanto gli altri. Ho capito che se certe cose non vanno, ciò dipende da noi e dalla nostra attività di controllo su le stesse. Perché - costa ammetterlo - molto spesso sappiamo mentire soprattutto a noi stessi, disegnando sull’orizzonte novità che non arriveranno mai e attendendole con la titanica convinzione che siano loro a sceglierci.
Scegliamo noi e non c’è tempo per l’indugio. Ho in mente da qualche giorno quello a cui sono veramente votata e tutte le scuse con cui lo sto allontanando, attendendo che sia lui ad eleggermi. Non esistono eletti. Esiste solo la buona fede con cui ci si allaccia le scarpe e si procede per il sentiero con fiducia e determinazione.
Prometto a me stessa di fare quei quattro passi verso quello che mi renderà felice o verso ciò che non mi ha mai veramente capita.
Baciultrabelli!
2 commenti:
Lo sono noiosotta.
Mi riconosco davvero in quel che dici. Davvero.
E, tuttavia, cerco di non dannarmi piùl'anima nell'eterno sforzo di sbattermi e dibattermi per restare a galla. Adesso accetto anche il fatto che posso andare anche sott'acqua.
Perchè a stare sott'acqua non ci sono schizzi, ma intuisci la corrente. Ed è quella che segui, nella speranza di raggiungere l'isola. O i Tartari.
Anche se è bello, ogni tanto, seguire un delfino o figurarci un falso obiettivo, che però ci da la forza di resistere quando all'orizzonte vedi solo acqua.
Un abbraccio.
non ti trovo "noiosotta"!
queste mie parole sono solo passetti, la vita è davvero altro ;)
bacibacibaci
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