Sono sconvolta. Non c’è pace per questa tristezza che mi impedisce il semplice respirare. Ho saputo della scomparsa di un mio amico. Una di quelle persone che dividono con te un piccolo pezzo di vita e che poi, anche se non le frequenti più, ricordi con il piacere della reciproca appartenenza. Un amico con cui hai diviso un’estate pazzesca, di lavoro amicizia speranza musica e bellezza. Pacchi di bellezza. Bellezza che ti fa ascendere verso vette inesplorate, che ti conduce a fine giornata in un letto di stanchezza, sì, ma anche di estrema soddisfazione.
Ce l’ho qui, tra cuore e pensiero, il suo sorriso. Ce l’ho qui.
Crema. Catania. Prato. La lucina di quando il palco è buio e lei appare l’unico approdo dei tuoi passi incerti. La lucina che ti mette in pace con i suoni, i fari, le tavole del proscenio.
Caro amico. Siamo tutti terribilmente soli. Arranchiamo per non naufragare nel mare delle nostre pene e debolezze. Non doveva finire così. Se solo ci fosse una possibilità in più te lo direi adesso quello che mi passava per la testa allora. Ti direi che ti pensavo speciale e luminoso, che vedevo in te qualcosa di non comune, di equilibrato e bello.
Cosa serve oggi scriverlo qui? Come si può dimenticare la disperazione di un gesto che ci lascia tutti intontiti?
Sono qui, con lo sterno che ansima e sfoglio senza convinzione alcuna il catalogo dei motivi per sorridere domani.
Ciao, amico delle quinte.
Lucina sorridente di tantissime ore piene.
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