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sabato, maggio 08, 2010

Giovanni non è mio figlio

Sono in fila al supermercato. Di fronte a me una nonna con nipote. Si chiama Giovanni. Non la nonna, il nipote.
A furia di sentire Giovanni stai fermo, Giovanni lascia giù le merendine, Giovanni ti ho già preso gli Yonkers, Giovanni mi sta discretamente sul piloro, ma abbozzo sorrisetti rincuoranti ché tanto Giovanni non è mio figlio: entro poche ore lui e il suo monopattino dei Gormiti tormenteranno il pomeriggio di qualcun altro.

Giovanni è un putto con la faccia furba, biondo dorato e con occhi di giada. Non potrebbe mai essere mio figlio: io sto a Giovanni come Calimero sta a Titti, per intenderci. Sono nera nera e mi piacciono gli uomini neri neri, lui sembra uscito da un film di mocciosi scandinavi.

La nonna ha finalmente pagato. Tocca a me. Il cassiere toglie gli Yonkers dalle mani di Giovanni proprio mentre li ha aperti e li ammira con un’espressione di stupore famelico. Li fa passare sul sensore della cassa e li addebita sul mio conto triste e single.

- Vedo che suo figlio ha fame, quindi mi porto avanti… – mi dice ridacchiando.

A parte che li hai appena battuti alla signora davanti a me e quindi ti devi fare una cura di fosforo, ma poi come cavolo ti viene da pensare che Giovanni sia figlio mio!?

Finisce con il cassiere che si scusa per circa una ventina di volte… e forse esagera, perché non è che mi ha detto che ho la cellulite o che sono noiosa come le televendite in tv… ha solo pensato che un pischello dell’età di Giovanni potesse essere mio figlio! E alla fine non è una cosa tanto impossibile.

Morale della favola. Sono tempi di passaggio, questi: fino a qualche anno fa l’atleta di una qualunque squadra Under 21 sarebbe potuto essere il mio fidanzato (coetaneo, non baby) e Giovanni al massimo sarebbe stato preso per il mio fratellino furbetto.

Si cresce. Spesso a suon di monopattini dei Gormiti negli stinchi.

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