Per questo parlavo di irrazionalità: la ragione non è in fondo che questo: si soffoca ogni giorno un poco l’istinto, la fanciullesca volontà che ci farebbe anteporre il piacevole al dovuto, il bello all’utile, il comodo al difficile e così, giorno dopo giorno diventiamo saggi, dimenticando le risate senza motivo, le fantasticherie, i giochi; talvolta il bambino soffocato che è in noi rispunta e si libera ed è allora una felicità completa di tutto l’essere, che ci fa respirare più largo e sentire improvviso dilatarsi il confine del mondo.
(…) La bambina tace, la sua giornata sta per finire ed è stanca; io mi sento pacificata, di una quiete che si è nutrita di tutte le forme di vita che ho visto svolgersi sotto i miei occhi; se dovessi dare un nome al sentimento che avverto caldo e fervido colmarmi tutta, direi che sono grata: di niente in particolare e di tutto; vivere e sentirsi vivere è già una colma dolcezza.
da Un ciclone chiamato Titti, Gina Lagorio (1969)
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