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venerdì, luglio 16, 2010

Pugni di memoria


E capita che tu perda la memoria per un motivo apparentemente futile. Capita che tu venga catapultato dal ring della tua professione di pugile a quello ben più insidioso della Vita e che tutto abbia il colore della sovraesposizione, del dolore e di un impercettibile minuto di silenzio in cui le parole importanti albergano in una busta che fatichi ad aprire.

La rabbia proprio non riesce ad arrivarti ai pugni ma si ferma molto prima, in una regione che non sapresti indicare, nella giusta via di mezzo tra cuore e pensieri. E se perdi i motivi di quello che ti ha portato nel centro esatto di un magazzino pieno di oggetti - in compagnia di una vecchia radio parlante - la tua essenza sembra parlarti chiaramente: sei un profilo delimitato da altri vissuti, il prolungamento di una madre morta troppo presto e di un padre che ti ha lasciato per il troppo dolore.

Attorno a te la vita fluisce, i pugni lambiscono le tue ore anche se la rabbia non li raggiunge e tu, che guardi agli altri, ritrovi te stesso. Ci vuole del coraggio ad essere combattenti nella Vita, ad amare, ad essere nelle cose, a rendersi ridicoli per un goffo invito a cena e a cercare le chiavi di un immenso mobile  che ti riempie la stanza, ingombrante come solo la depressione sa essere.
Ci vuole tantissimo coraggio.
E poi tecnica, mira, allenamento, concentrazione.

Uno spettacolo bellissimo, quello di ieri sera all’ ex Paolo Pini, per la rassegna Da vicino nessuno è normale!
Si trattava di un’anteprima di BOXE A MILANO di Pacifico. Tornerà nei teatri da ottobre e mi sento di consigliarvelo sottobanco, come si fa con le piccole ricette dell’anima.

È la storia di Agostino Sella, un ex pugile che perde la memoria e si trova in un inventario di cose parlanti e di vissuti fragili, esposti, innamorati. È la storia di un padre che ti chiede scusa come gli riesce, dei fantasmi che non eliminerai mai, di una pastina troppo calda che appanna gli occhiali da vista. Di tutte quelle cose che, se anche perdi la memoria, ritornano perché ti abitano ben oltre la volontà, ben oltre il ricordo.


Amore per la Vita e paura della morte e un’impercettibile e intimista tenacia che corre lungo i fili delle parole. E poi, tutto intorno, le cose.
Ieri sera, ad un tratto, mi sono venuti in mente i fratelli Collyer, morti sepolti dalle loro collezioni bizzarre, nell’indifferenza di una New York di più di cinquant’anni fa.
Cosa ci fanno le cose, ve lo siete mai chiesto? Che siano dei post-it di noi, immemori pure del nostro vissuto?
Ho pensato che ogni ora enormi quantità di cose sopravvivono al nostro bisogno compulsivo di possederle e di dar loro un significato. Ho pensato che ci guardano sempre, le cose… molto spesso loro malgrado.




Grazie per il vostro passaggio nelle cose di qui.
Buona giornata a Tutti!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti ho scoperta per caso.
Sei molto intensa.
Divertente ed emozionante allo stesso tempo. Da adesso ti seguirò sempre. Grazie per le tue parole, mi illuminano di una luce che mi aiuta a riflettere nell'anima e a ridere di gusto della vita, degli eventi, dei ricordi.

Zelda was a writer ha detto...

grazie per le tue bellissime parole! mi rendi davvero felice! buon pomeriggio... me lo dici il tuo nome? :D

Anonimo ha detto...

Mi chiamo Emma.
Ciao! :-)

Zelda was a writer ha detto...

non potevi che chiamarti così :D
a presto, nuova amica!