Morfeo si è dimenticato di me, questa notte.
E pensare che ieri sera ero piena di buoni propositi circa la mia serata! Sono uscita, mi sono divertita, ho ascoltato un bellissimo racconto di un’immersione marina, che ha portato alla scoperta di grotte come saloni, cesellate meglio di quanto avrebbe potuto fare un intarsiatore barocco. Insomma tutto era promettente. Fino a quando ho capito che non avrei dormito.
Ho cercato in tutti i modi di far presente a Signore della Bolla al Naso che si trattava di un’ingiustizia, ma più m’infervoravo e più l’ipotesi di un nostro abbraccio diventava impossibile. Così alle 4, mentre voi dormivate beati (dormivate beati almeno voi?), io mi portavo avanti sulla tabella di marcia di questa mattina… con il risultato che adesso mi pare di aver vissuto una giornata anche piuttosto impegnativa e sì, lo ammetto, me ne andrei a letto. Un manipolo di calvinisti deve però avermi rapito in tenera età, instillandomi il senso di colpa da assenza di lavoro, e così, già lo so, barcollerò mezza ubriaca di sonno ma non mollerò. No, io non mollerò.
Amici, sono ore pazzesche.
Sentimentali, energetiche, mantecate alla speranza, allungate con impegno e tenacia. Sono ore in cui mi scopro anche piuttosto fumantina, ma ci sta, mi piace pure questo!
Oggi è successa una cosa che mi ha fatto pensare alla mia Teoria delle Duecento Cose (la scrivo con le lettere maiuscole per darmi una certa importanza): in pratica, uno dei miei contatti in mail ha scritto una lettera d’amore al suo compagno e, sbagliandosi, l’ha inviata a me. Io, che sono svampita di mio e reduce da una notte intensa, l’ho letta senza ipotizzare che si trattasse di un errore… vabbeh, non commenterei l’acume :D
In ogni caso era scritta in un modo che riportava alla vita: tenera, appassionata, fantasiosa, fatta di piccolissime cose che diventano immense e speciali.
Signori, ecco la mia Teoria delle Duecento Cose: quando pensi di non avere più punti con il supermercato delle sorprese, ricorda sempre che ci sono duecento nuove promozioni della Vita. Ci sono duecento sorrisi su cui non potevi giurare, tutti per te, senza che tu debba sperticarti nel convincere tutti che sì, te li meriti tutti. Ci saranno duecento spalle che ti sfioreranno in metropolitana, duecento vite pronte ad intersecarsi alla tua senza che un attimo prima fosse minimamente auspicabile, ci sarà la sorpresa della telefonata che ti cambia l’umore di duecento punti, i duecento modi in cui sistemi i capelli in attesa che lui arrivi, i duecento messaggi di un’amica che ti dice di uscire dalla caverna. Ci saranno sempre duecento ragioni per non provarci e mollare la spugna, ma la cosa strabiliante è che ognuna di queste sarà accompagnata da duecento “perché no?” che stimolano al tentativo, alla messa in gioco di tutto, all’ipotesi, alla festa.
Duecento buone ragioni per amare una casella di posta elettronica piena di spam, duecento speranze che mail così arrivino pure a te, senza errori. Duecento piccoli pensieri che fluttuano come foglie autunnali indecise se cadere. Duecento scoperte dietro all’angolo e forse mille, duemila, infinite.
Amici, sarà la frangetta, ma oggi mi sento forte.
E alla persona che ha sbagliato a inviarmi la mail dico: Non c’è errore che potessi fare con maggiore bellezza.