Ieri sera una amica di un’amica ci raccontava della sua partecipazione ad una regata. E noi l’ascoltavamo con quella tipica sorpresa da bocca semiaperta, visto che non capita tutti i giorni di sentirsi dire: Ciao-sono-stata-ad-una-regata.
Partecipavano alla manifestazione ben 1800 barche, non so se mi spiego… non una regata da oratorio, insomma.
Ci ha raccontato che sono partite così bene (pare fossero tutte donne) da essere subito in testa; così bene da rimanere padrone incontrastate del mare per molto e molto tempo. Tutto era onde, vento e silenzio; lei non sapeva rendersi utile in nessun modo, ma le pareva di partecipare ad un sogno.
Erano gasatissime, quando, girandosi per sbaglio, hanno scorto il sopraggiungere di 1799 puntini piuttosto incarogniti. Puntini che sono diventati punti, puntoni e infine barche. In un attimo, sono state sommerse, sorpassate e forse pure doppiate. La triste sostanza di tutto è che avevano perso. E, non avendo più l’urgenza della vittoria, si sono messe a cantare.
Così capita anche in mare! Non fai tempo a sentirti la Regina della Regata che da dietro arrivano ben 1799 cose non identificabili, cose noiose che ti sommergono, sorpassano e ti doppiano a puntino. La mia amica dice che questo concetto se lo scriverà sulla piastrella della cucina, giusto per ricordarlo ogni volta che apre il frigo o lessa le patate.
Grazie alla descrizione di quei 1799 puntini che s’impegnano a detronizzare la barca, ho pensato che tra le cose del mare o tra gli abissi della Vita c’è poca differenza. Lì come qui, l’unica vera forma di libertà parrebbe risiedere nella gestione di un piccolo spazio solo nostro. Uno spazio che non offenda o strabordi, che si espanda e perda di vista i suoi limiti; uno spazio che ci ricordi che molta parte del significato che attribuiamo alle cose risiede nella specialità che riusciamo a conferire all’infinitesimale. Una piccola ed eroica convinzione che se le cose vanno male si può sempre e comunque cantare.
È un’enorme fortuna, questo viaggio continuo nelle cose che ci accendono! In quest’ottica, ho deciso di regalarvi qualche inizio di percorso.
Che sia l’inizio di una traversata… alla faccia dei 1799 colpi!
Stasera potreste partire per Londra, restando a Milano (inaugurazione ore 19, Sgt Pepper’s via Vetere 9 – Milano)… il tutto grazie ad Alessandro Minoggi
Pensavo anche che potreste navigare tra le sonorità di un disco: IT’S GONNA BE RUDE, FUNKY, HARD di Jack Jaselli and The Great Vibes Foundation (lo trovate su iTunes). Ho già preso a ballarlo in giro per casa…
Si viaggia anche con certe immagini poetiche ed evocative. Guardate questa del mio amico Juliaan Hondius: non trovate sia un insieme delicato di mondi e atmosfere?
Finisco con uno dei miei viaggi da internauta… ieri sera l’ho trovato e me ne sono letteralmente innamorata: si chiama PRIVATE CIRCLE ed è un progetto dell’artista Marcella Foschi.
Ecco alcune delle sue creazioni:
questi deliziosi borsellini a cassetta, che pare vadano a ruba in Giappone, piacerebbero un sacco a Vaitea… vi ho presentato Vaitea, vero? Altro viaggio interessante, quello nella sua musica…
Buon viaggio a tutti!
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