Il blog si è trasferito!

Sarai reindirizzato automaticamente in 6 secondi. Altrimenti vai a
http://www.zeldawasawriter.com
e aggiorna il segnalibro.

lunedì, novembre 23, 2009

Lobsters are free (saudade song)

Oggi è una giornata ostica: le aragoste sono state messe alla gogna. E non dico per dire: per evitare di bollirle vive e di provocare loro dolore (perché, dopo i ricchi, anche i crostacei piangono) si è deciso di bruciacchiarle con un meccanismo che ricorda in tutto e per tutto quello della sedia elettrica. Così soffrono in fretta. Saranno contenti gli animalisti (ma non ne sono certa) o coloro che le consumano con un discreto senso di colpa. Meglio comunque non farlo in pausa pranzo… ma non mi dilungherei tanto sul perché.

Le aragoste sono libere di morire senza sofferenze prolungate e con loro anche scampi e gamberetti. Ignoro cosa ne pensi Nemo, ma confesso che un’immersione per conoscere pareri e polemiche (dannata anima da giornalista!) me la farei volentieri.

Lobster in fashion

Comunque. Un recente studio ha dimostrato che soffrire un po' non è cosa del tutto condannabile. Credo si tratti di una tristezza estetizzante, di una mestizia che non ottunde, non ingrigisce e non segna. E se segna, regala piacevoli solchi chiamati rughe, capaci di segnare il tracciato dei nostri passi nelle cose di questa dimensione.

Una malinconia produttiva quindi renderebbe più sensibili (come se già non lo fossimo).

la tristezza rende migliore

L’articolo a cui faccio riferimento (La Repubblica, giovedì 19 novembre 2009, Così la tristezza ci rende migliori di Enrico Franceschini, pag. 42) sostiene che «gli individui, quando sono in uno stato di tristezza, ricordano meglio gli eventi, hanno una maggiore capacità di persuasione e una migliore capacità di giudizio». (…) «… dobbiamo chiederci, in una società come la nostra in cui tutti cercano la felicità piena ad ogni costo, se davvero vorremmo eliminare completamente dalla nostra esistenza un po' di normale tristezza ».

Ok, non eliminiamola. Teniamocela. No, lo dico davvero: se pure lei ci farà diventare migliori, teniamocela.

Culliamola, ma come fosse un tango: balliamo il nostro pensiero triste.

Botero

E poi pensiamo ai nostri giorni, al senso di straziante nostalgia per i precedenti. Insomma, che sia saudade, ma saudade potente. Che sia rimpianto e mancanza. Che sia tensione verso un orizzonte che non si giunge mai ad accarezzare veramente.

E cantiamo pure. Mica si scherza qui…

« Chega de saudade
a realidade é que sem ela
não há paz, não há beleza
É só tristeza e a melancolia
[...]
Mas se ela voltar
se ela voltar, que coisa linda,
que coisa louca
[...]  »

JoaoGilbertoChegadeSaudadeBACK Finita la dose quotidiana di tristezza (quella che ci fa diventare più profondi), proporrei di buttarsi anima e corpo nella felicità. Se non altro, per amor d’equilibrio.

Ecco una lista sragionata dei motivi di sorriso. Non scientifica e non definitiva. Del tutto personale e opinabile.

1. Un vestito da favola catturato da un fotografo speciale (Jeannie Patchett per Norman Parkinson, Vogue Paris, 1950);

478515_Jeannie-Patchett-Paris-Vogue-1950

2. lucine di Natale tutto l’anno;

il mio letto sarà così

3. baffi posticci per cani simpatici;

Cane mascherato

4. il mare (che è un verbo - prima coniugazione);

SDC11017 

5. i fiori inaspettati;

SDC12507

6. il gelato al pistacchio e quello al bacio;

SDC12726

7. le mie Amiche;

SDC12755

8. qualcosa di pazzamente colorato;

Pierrot le fou

9. Marc Johns tutta la vita;

two-headbands

10. un quadro di Giuliano Cardella, un amico artista conosciuto nella mitica Piscina Comunale di Adriano Pasquali (a volte non sai dove finisca l’arte del suo cuore e dove inizi quella del suo tratto);

DSC02676

10 bis … banale se aggiungo i cappelli? uhm…

Picture0058

Le aragoste a furia di essere tristi hanno migliorato la loro capacità di giudizio, questo è assodato… si rendevano così tanto conto di essere bollite vive che è stato necessario inventare per loro una bella scarica elettrica.

Senza dimenticare gli innegabili valori aggiunti della tristezza, devo ammettere che ovunque mi giri c’è sempre un motivo per un sorriso. In un futuro non troppo lontano spero che le aragoste ballino tanghi e che i gamberetti ridano a squarciagola, perché forse non esisterebbe nessuno studio scientifico inappellabile se ognuno potesse seguire se stesso in piena libertà.

SOGNI D’ORO!

XXX

0 commenti: