<<My walking stick begins to give me special pleasure>> Walter Benjamin
Si dice che Renato Birolli, uno dei miei pittori preferiti, negli anni ‘30 usasse perdersi nei pressi della zona in cui abito, alla ricerca di una visione che potesse ispirare la sua urgente necessità di ascoltare lo sguardo.
Birolli tentava di spingersi ben oltre il limite del contorno, tuffandosi in amplessi di colore puri e detonanti. E camminava senza meta o scopo, guardando con attenzione, alla ricerca di emozioni che potessero arredare il suo cuore d’artista in perenne cammino.
È lunga la lista dei flâneur che hanno cercato ispirazione nel semplice vagare. E se questo correre post-moderno a volte vede nel “bighellonare” una feroce perdita tempo, molto spesso tornare a guardare, respirando e gustando la visione che ci regalano i nostri occhi, potrebbe regalarci molto più di quanto si creda.
Passaggi parigini o semplice metropolitana verde di Milano, la lezione di oggi è GUARDARE, cercando di chiedersi chi si celi sotto uno sguardo assonnato, cosa significhino mani gonfie o fronti solcate da rughe. GUARDARE. Che sia il neo con pelo della vecchietta sulla panchina o il magnifico nulla di un qualsiasi “non mi ricordo quando”.
Per dimostrare che la sottoscritta predica maluccio ma almeno cerca di razzolare con impegno, vi dirò che stasera ci ho provato: sì, stasera io ho guardato.
Ero seduta nel mio bel vagoncino e ho scrutato i miei dirimpettai. Mi sono chiesta chi fossero, ho pianto per le pene che affioravano dal loro viso e mi sono deliziata per il color pannocchia di certe pettinature di anziane troppo decolorate.
Pare che molta gente ripeta ossessivamente una qualsiasi lista. Della spesa o dei dieci magici modi per salvare il mondo, poco importa: la gente enumera mentalmente. E la vedi, la speranza del punto 1, mentre percepisci con quanta difficoltà si arrivi al 10.
La gente ripete abbozzi di rosari laici e poi ti osserva con occhio vacuo. Sorride solo se sorridi prima tu. E brama per fregarti il posto. Poi però c’è chi ridacchia al pensiero di un amore lasciato alla fermata precedente o chi ti si para davanti, di spalle, regalandoti un lato b da sballo. Insomma, quel microcosmo di germi e sudore sa mettere d’accordo tutti e procede con ossessiva litania alla ricerca di un cielo che non arriva mai o di un prato che è troppo in alto per essere raggiunto.
In metropolitana, La Solitudine dei Numeri Primi va ancora di gran moda. Magari perché la gente si sente sempre di più un numero primo drammaticamente solo… o forse solo perché quella storia gira e tu non riesci a lasciarla sul comodino della tua camera da letto.
Inaspettatamente, anche Non ti muovere pare tenergli testa, nonostante non si tratti propriamente di una novità editoriale. Azzardo una banalità: compressi nei vagoni nelle ore di punta, ci si trova a comprendere intimamente il titolo che lo introduce.
Gira e rigira, un buon romanzo d’amore non tramonta mai, specie se filippino. Perché le emozioni che non si capiscono sono da sempre le più magiche.
In metropolitana poi ci si perde nel microscopico. Molto spesso questo rimbambimento basculante avviene nei meandri labirintici di iPod sempre più minuscoli o nella digitazione di sms dalla lunghezza spropositata. In soldoni: diminuisce la portata dei dispositivi, ma aumenta il bisogno di verbalizzare. Meglio se nella buona e cattiva virtualità.
In metropolitana si scrivono sms che necessitano di tempo e di parole ben calibrate. Seduto sul tuo bel sedile unto, con quel caldo innaturale che a me personalmente fa sempre appannare gli occhiali, sei lì che scrivi il messaggio del “o la va o la spacca”. Ho visto gente incrociare gli occhi per lo sforzo di giocarsi la vita in 160 caratteri. Ho visto troncare amori con un “cmq t.v.b.p.s.” (trad.: comunque ti vorrò bene per sempre). E non è che l’abbia digerito.
Ah, una nota di costume: in metropolitana le All*Star continuano a regnare incontrastate! Questa mi pare una notizia rincuorante.
Se in futuro doveste trovarvi in metropolitana, ricordate che un viaggio che si rispetti non sempre ha bisogno di voli charter e che spesso capita di fare giri del mondo piuttosto interessanti restando fermi in un punto del tutto insignificante.
Anche questa notte può regalare viaggi interstellari e sogni di andata e ritorno.
Prendete il vostro bagaglio… si parte!! Buona notte!
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