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giovedì, dicembre 10, 2009

Appartenenze appartate

Ci pensavo prima.

Le cose sono cose. Ci appartengono, o almeno così crediamo. La verità è che sono nostre padrone e che spendiamo intere esistenze a collezionarle, pagarle a rate, incartarle perché non si scalfiscano nel tragitto verso le nostre nuove residenze, verso i nostri nuovi progetti.

Le cose sono oggetti d’immutata materia. Non fluiscono, non si offendono, non risponderanno mai in malo modo. Le cose certo periranno per il passaggio del tempo, ma dispongono di una materia innegabilmente più resistente rispetto alla nostra, fatta com’è di anima, cuore, guizzo, luce.

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Scrivo il mio nome su ogni libro che posseggo. E mi piace metterci una data, a volte un pensiero. Molto spesso sottolineo frasi che scopro come rivelazioni e poi mi piace da morire riscriverle lentamente, proprio lì, di fianco, dove sono state impresse dalla stampa. Riscriverle è duplicarle, il senso moltiplica la sua bellezza e il tratto testimonia che ci sono cose fisiche in grado di diventare solstizi di mente e primavere di abbracci per il cuore.

I libri sono le parole che contengono, le cose sono l’amore di chi le ha possedute e gli orologi molli di mio padre hanno funzionato fino a quando ho creduto che il tempo fosse infinito. Finito mio padre, sono diventati fastidiosi ticchettii.

Chissà cosa raccontiamo di noi ai libri sullo scaffale. Chissà come ci vedono le cose…

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Esiste un etichetta che determina i passaggi di chi abbiamo amato nella nostra vita. Essa è destinata a restare per sempre, nei modi e nello specialissimo calco che ha saputo creare una mano abituata alle carezze. Forse la brocca sarà finalmente nostra, quando apparterrà ad una mano indimenticabile che ci ha versato acqua, intimandoci di stare composti almeno a tavola. Forse, solo allora, gli orologi ci ricorderanno di appuntamenti irrinunciabili, in un futuro senza tempo.

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Bacibelli!

4 commenti:

DelleVolte ha detto...

Esiste una penna capace di fermare i racconti che solo ri-conosce il cuscino. Quei racconti che non sono sogni ma Vita, talmente vissuta da osare orme di polvere (polvere che è consumarsi non restare a guardare). Immagino quella penna fra le tue dita. Stringila forte. E usala. Da qui a sempre. La tua amica

Zelda was a writer ha detto...

un inchino a te che mi capisci così specialmente!

dyingmoon ha detto...

Ex Libris, una maniera gentile per vincolare a noi, indissolubilmente, degli oggetti così pregni, come i libri, da non poterli contenere noi stesse.
Bello essere così leggiadre.

Zelda was a writer ha detto...

bello scoprire le proprie amate manie in un popolo di bellissimi insospettabili ;)