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sabato, gennaio 16, 2010

Ingeniere è la parola di una giornata sbagliata

Oggi ho scritto ingeniere. Il post potrebbe finire qui, ovviamente; ma me ne faccio una ragione e cerco del buono. È stata una giornata da ingeniere, questa. Una giornata da coscenza, da conoscienza, da a senza acca quando è un verbo, da qual’è. Insomma, una giornata sbagliata. Ripensandoci, una volta in una diretta radiofonica mi rivolsi agli ascoltatori con un fantastico (e convinto) E NON DICETE… e anche quella fu una giornata sbagliatissima.

Capita, non serve neanche imbastirci una teoria in merito. Dev’essere il karma di questo inedito 16 gennaio 2010: oggi il bambino docilissimo della proprietaria della tintoria era stizzoso come un lavaggio a secco e la mia lattaia preferita mi ha risposto male, rancida peggio della ricotta avariata.

Però. Però. Ci sono le mie magnifiche volte. Le piccole inaspettate delizie di quando decidi di fare una torta e scopri che non hai comprato la farina. Ettipareva. Allora scendi in latteria e fa un freddo che non ti dispiace affatto. Hai indossato la prima cosa che hai trovato e guarda caso è un delizioso cappottino color caffelatte leggero leggero con una cinturina che rende onore al punto vita.

Sono le sei di sera, è buio e tu indossi degli occhiali da sole enormi. Hai le occhiaie più profonde delle falde acquifere e non vuoi che la gente ci si perda dentro. Scendi e il lattaio controlla con te la ricetta del ciambellone e ti pare che la tua zona sia una famiglia che non ti lascerà mai completamente sola. Torni verso casa mentre suonano le campane e pensi. Pensi che se ci fosse una macchina fotografica delle emozioni quello sarebbe l’esatto momento per svilupparle. Sei a casa tua e ti perdi nel piatto delle gelées. Colorate, sincere, zuccherine… in fondo è questo che ti aspetti dai tuoi giorni. Niente di più e niente di meno.

Questo il resoconto di una giornata che non ha niente di bello, ad eccezione della tensione alle cose bellissime che di certo capiteranno domani. Se ho fatto degli errori ortografici, vi prego, fate finta di nulla… io torno sui ceci, piena di mal di gola (mannaggia al cappottino leggero leggero).

(ovviamente ho sbagliato la data: fino a cinque minuti fa per me era il 15 gennaio… punti di vista o rimbambimento. Meglio la prima opzione.)

Bacibellissimi! xoxo

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6 commenti:

adrionzola ha detto...

quella della tort che non hai farina è un classico! tra l'altro anche di stasera. E scommetto che se avessi avuto la farina non avrei avuto le uova. Ma va così.
Evviva i congiuntivi :)))

Zelda was a writer ha detto...

addddoro questo tuo parlare fornito... o fombito? vabbeh, ci siamo fatte capite.

adrionzola ha detto...

io????
e tu? con: "...e ti pare che la tua zona sia una famiglia che non ti lascerà mai completamente sola." ma quanta verità c'è qui dentro?
No vabbè... sublime confettura di emozioni scritte....

Zelda was a writer ha detto...

senti, dobbiamo fare una qualche cosa con i nostri blogghetti. ora non mi chiedere cosa. dopo la quindicesima gelée mi è balenata questa ideuzza.

DelleVolte ha detto...

Ti dico solo che ho preparato la confettura di mele. Non è che non avessi altro da fare ma oggi funziono così. E non so nemmeno che giorno è. E ho due maglioni addosso. E niente trucco. (Indi niente inganno). Eppure inganno il tempo a suon di dolcezze che alle schifezze ci pensa siggià la vita.

Tienimi una gelè. Gialla, please. Tua.

Zelda was a writer ha detto...

adoro te che sei come me. ma non perché sei come me, ti adoro. ti adoro perché mi dai speranza. ecco.