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Sono tornata a casa da poco a braccetto con un’insolita malinconia.
Non credo neanche che ne cercherò i motivi… a volte è bellissimo che certe sospensioni restino tali e, con loro, certi piccoli sussurri, certe speranze tradite, i sogni, le mete, le soste e quel lacerante senso di sé in prospettiva. Come se ci si potesse guardare da fuori, seduti su una panchina di un qualunque lungomare. Soli ed esposti. Assorti e senza contorni.
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Da qualche anno so per cosa sono nata. Non vorrei farla troppo retorica, ma da qualche anno so con esattezza cosa mi riesce bene, cosa mi realizza. In mazzi di confusione e tentativi, sul tavolo di un gioco senza regole o premi, un giorno ho pescato una carta bellissima e ogni tanto mi scopro incantata ad ammirarla.
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Capita spesso che io chiami il mio nome in certe mattine di silenzi irreali. Con quella luce che avvolge e crea costellazioni inedite sulla pelle. Capita spesso che mi sorprenda di questo nome, come dei passi, dei volti amici, degli abbracci e di quello che sento arriverà.
Sarebbe da scrivere, questa cosa qui. Sarebbe proprio da scrivere.
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2 commenti:
Oh che bello questo post, coinvolgente (oppure sono io, empatico all'ennesima potenza?).
Non ti conosco ma ugualmente sento di provare soddisfazione per te che hai pescato la TUA carta.
Pensa invece che io (credo di essere abbastanza più vecchio di te) questa carta non l'ho mai trovata; anzi, vivo nel timore di averla vista ed avuta per le mani e pure scartata ;-)
---Alex
ciao alex,
ho pescato la carta, ma non ho vinto il gioco ;)
non esiste appuntamento mancato con i propri desideri, anche se questi non si realizzeranno mai.
buona giornata!
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