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martedì, aprile 20, 2010

La finestra sul cortile (2a parte dei deliri diaprile)

Il mio punto di riferimento principe, il giornalista seduto a scrivere per tutta la giornata fino a notte tarda, si è dileguato. Prima della scorsa estate era tutto normale: lui lì che lavorava, solo e ingobbito, io che lo controllavo e mi pareva che tutto fosse a posto, esattamente dove doveva stare. Da qualche mese non c’è più e io non saprei a chi chiedere, ammesso che abbia qualcosa da chiedere.

Che tipo di legame ti lega ad un uomo che hai visto di profilo, illuminato dalla luce di un portatile, per tutti i giorni degli ultimi dieci anni? Affetto? Simpatia? Abitudine? Temo che non saprei neanche riconoscerlo, se lo incrociassi per strada… e so giusto che è giornalista per una passata session di chiacchiere con la pettegola condominiale. A ripensarci potrei chiedere a lei del perché di questo trasloco…

Overwriting New York, Luca Mariani

Strana vita, quella che scorre di fronte a te senza lambirti. Strani i  legami che intrecciano chi non è riuscito neanche a scambiarsi le generalità. Che poi… il giornalista mi avrà di sicuro visto ballare con i vestiti più improponibili, avrà curiosato nei piatti delle mie cene sociali, avrà scoperto con disgusto che ogni tanto butto un occhio ai cartoni animati del pomeriggio… insomma, una qualche forma di dialogo c’è pure stata.

Un decennio fa, dalla parte dei box, si poteva scorgere affacciato alla finestra un vecchio solo e pensieroso. Poco dopo scoprimmo che era seduto sul water e che da quello scranno triviale comandava in casa, litigava con i figli sgarbati e cialtroni, osservava le macchine in transito, sussurrando un costante disappunto. Un giorno chiese  a mia madre di quel bel tappeto che si trovava a sbattere con tanto vigore:

- Mi scusi se mi permetto Signora, può dirmi dove l’ha comperato?

Pareva impossibile fosse davvero sul water. Poi si alzo, tirò l’acqua e non ci furono più dubbi.

Corre lungo sottili fibre ottiche la nostra umana solitudine, e con lei quel desiderio di contatto che oltrepassa le regole base della conoscenza, della frequentazione, della confidenza. Siamo esseri cablati al bisogno dell’altro, come se l’essere guardati da fuori sistemasse quello che vediamo dentro, come se contribuisse a scongiurare quel sentimento di abisso che ci avviluppa. Come se l’abitudine sistemasse i dilemmi di presenza, impegno e costanza.

Spesso le cose che accadono sono di una semplicità rincuorante: di notte guardi le stelle per definire le coordinate del tuo essere nelle cose del giorno. Spesso la sorte del  giornalista anonimo è la cartina tornasole dei tuoi pensieri sulla vita.

 

Per la cronaca: a pranzo ho accettato le avances di una valdostana piena di unto. Lo so che ero a dieta. Lo so.

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