E così capita che le distanze si rincorrano come le onde del mare.
Capita, a loro come a tutte le evoluzioni dell’anima, che siano destinate a lambire la riva e a perdersi nell’intento, in un mosaico di piccole pepite di sogni, piastrelle e frammenti di vetro. Ributtiamo sassi taglienti nel mare pensando di regalar loro abissi nuovi in cui ricominciare e, piano piano, quegli stessi tasselli ritornano alla mano che li ha lanciati, complice uno sciabordio lento ma inesorabile. La piastrella tornerà alla cucina, il vetro diventerà gemma e la pepita di sogno sarà il piccolo inizio di una nuova avventura. Capita da sempre così, non c’è davvero di che preoccuparsi: c’è una perfezione del ritorno che è saggia, coerente, cromatica e inesorabile.
Capita che la corsa verso quello che amiamo ci sfugga nella tensione o che diventi altro ma capita anche che questo non ci limiti nell’estensione.
Mi sono svegliata nel pieno di un tangibile tormento da percorso.
Ce la farò? Sono nella direzione giusta? Questo eterno controviale del mio procedere avrà spazi di percorrenza abbastanza ampi per fugaci svolte, per un gomiti fuori dal finestrino, per un accostamento non preventivato di altri veicoli?
Sono domande che tormentano i pensieri come il fischio della ventola di areazione della mia cucina. Smorzarle è da titani e rispondere da prestigiatori.
Poi però mi scopro ad aprire le braccia mio malgrado e a nuotare nell’aria. Con dedizione, tra lo stile libero e l’arruffamento della rana. E allora penso che tutto quello che conta è già qui.
Il resto è solo sistemazione: un piccolo sasso consumato che tornerà al pavimento, una scaglia di corallo pronta a riparare le crepe dei sorrisi.
Bacibellissimi!
1 commenti:
Sì, che sei nella giusta direzione...
Basta seguire il sentiero dorato!
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