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lunedì, maggio 17, 2010

Pensieri da ultima cena: le cose che arrivano

Questa è l’ultima settimana prima dell’arrivo della mia età cristologica.
Cercherò di analizzare con cura gli inviti a cene che potrebbero rivelarsi ultime e non accetterò amicizie di persone che rispondano al nome di Giuda (Iscariota).
Giusto per tutelare il passaggio delicato, mica per sempre.

Ieri sera, fresca di beauty-farm e con una pedicure da urlo, mi girava per la testa un pensiero da ultima cena (in questi giorni di gioventù a scadenza, annoterò roba pesante e vecchia. Siete avvertiti).

Pienamente riflessa in un Ankara da urlo (Mavala, n.1), riflettevo sulle opportunità e le occorrenze che ti visitano intorno ai vent’anni e alle stesse, falcidiate da fattori a grappolo, che ti vengono a chiamare intorno ai trenta.
Posto che non cambierei questi anni qui con i precedenti neanche sotto tortura o sotto solletico, devo ammettere che prima le cose erano molto più facili. In linea di massima arrivavano pacchi di occasioni che, complice la tua bellezza dell’asino e il suo essere di bocca buonissima, accettavi istantaneamente, con buona pace delle tue sinapsi. In pratica ti piaceva tutto, e se non tutto, quasi tutto. Sia chiaro, non mi riferisco solo a rapporti sentimentali, parlo davvero di occasioni tra le più disparate.
Ora che ti vanti di saper scegliere, ora che il discernimento ti rende forte, le cose arrivano con una stitichezza verdognola e tisica. E incominciano i guai, perché la tendenza alla selezione e un significativo inizio di carestia stanno bene come un vestito scozzese accompagnato da una blusa a pois. 
Devi stanarle, le maledette cose. Devi scovarle, presentare mille credenziali e chiedere vari permessi per entrarci (con il fare di chi ne è interessato, ma non troppo… il “mai far vedere che si ha fame” è un mantra mooooolto trenta/quarantenne). Quando poi le hai lì - sempre loro, le cose - scatta il pudore, la razionalità, la contingenza malevola, l’imperscrutabile e la coerenza del cammino fino a quel momento intrapreso.

Permettetemi di affermare che è un vero casino. Affascinante quanto basta per sondarlo e crederci, ma pur sempre un grandissimo e intricato casino.

 

2 commenti:

AD Blues ha detto...

Riflessione molto interessante.
Però, con l'esperienza di chi l'età "cristologica" l'ha passata da un bel pezzo, mi spertico in un consiglio non richiesto: son tutti pensieri che vengono prima; in attesa di giungere ad un traguardo che in realtà non esiste.
Una volta varcata questa soglia, possono essere gli "enta" oppure gli "anta", tutto rimane come prima. A meno di non farsi condizionare e rimanerne prigionieri, of course.

---Alex

Zelda was a writer ha detto...

non esiste un traguardo, è vero.
ma tante mete, quelle sì. e non è detto che si debbano raggiungere. si tratta di tensione, evoluzione, passo. :D
ciao alex! buona giornata!