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venerdì, novembre 13, 2009

Ieri ero vento (me myself and I)

Ho scoperto di non essere sposata con Orson Welles da qualche anno e la cosa mi ha lasciato alquanto male: pensavo che ci fosse un accordo tra di noi, certo segreto, ma del tutto tangibile. Bastava saperlo e avrei fatto la corte a qualche altro regista defunto: sono laureata in cinema, non mi sarebbe mancata l’iniziativa…

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Adoro i bar illuminati dal cielo, specie se mi regalano un cappuccino fumante e un tavolo nei pressi della vetrata.

Portatemi al mercato e mi renderete felice: ci sono stati sabati della mia vita che senza mercato sarebbero stati infiniti lunedì.

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Scrivo ovunque, a volte innamorata del senso, altre del tratto. Annuso i libri e stimo le librerie, spesso qualche parola mi rimane impigliata tra i capelli, tra la mente e il fiocco, diventando il punto di riferimento principe dei miei discorsi (una volta ho utilizzato “abito mentale” per circa quindici giorni).

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Mio padre diceva che sono araba di occhi e zingara di pensieri e in un passato di certo prossimo devo essere sicuramente stata vento.

Sarò stata tempesta e risacca, in una specialissima e segreta intercapedine tra cielo e terra.

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