Ormai è certo: anche gli ortaggi devono passare dei periodi terribili. Ieri sera guardavo il mio povero pomodorino da happy hour, restato solo per un’errata pianificazione del piatto. Più lo scrutavo e più mi pareva cercasse aiuto, o solo un po’ di umana comprensione.
Capita spesso di trovarsi pomodorini avanzati nel piatto di plastica di un aperitivo troppo affollato, non c’è da vergognarsene troppo. Capita pure di mantenere a malapena l’equilibrio e di sentirsi esposti alla critica, al morso non preventivato, alla vivisezione di un coltello sadico. Prima uno lo accetta, prima la maturazione sarà perfetta.
Siamo piccoli pomodorini in cerca d’insalata o di una semplice bruschetta che ci completi e molto spesso basterebbe una carezza d’olio d’oliva o un simpatico incontro con dell‘inaspettato basilico per dare un senso interessante alla nostra sfericità vermiglia.
Non so esattamente come mi sia venuto in mente questo parallelo, comunque… serata davvero bella, quella di ieri. Di risate, di un tavolo tra i migliori possibili, di parole scritte sul taccuino delle citazioni e poi di mani, sorrisi, abbracci. C’erano i miei amici, c’era un compleanno degno di essere festeggiato (AUGURI PENTESILEA!!), c’erano pure gli Ottavo Richter, musicisti capaci d’instillarmi un’improvvisa e ritmata fiducia nei confronti della vita.
Musica, cuore e presenza e quel pomodorino che sarà di certo finito nella pancia di qualcuno e forse avrà trovato il suo bisogno di calore, abbraccio, completamento.
Che volete che vi dica, sono serate come questa che fanno sentire la piacevolezza della misticanza e il privilegio della pappa con il pomodoro!
Bacibellissimi!
1 commenti:
Ah, l'anguria. Dolci ricordi!
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