«Càpita che sia negativo. Se càpita negativo, affrettati ad accettare. Se è positivo e lo sai, vivilo in pienezza. Perché c’è tempo per ogni cosa, se càpita. E non tutto è triste o squallido o insensato. La speranza càpita ed è nutrita dalla lievità della gioia. E anche volersi bene è giusto che càpiti, perché se non capita, non riuscirai ad amare gli altri. E passerai come un’ombra nel nulla».
da Càpita
Gira e rigira, in qualunque canale virtuale mi trovi, finisce sempre che io parli di Gina Lagorio.
Il mio amore per la sua scrittura è nato in modo del tutto fortuito, lontano da qualsiasi pianificazione o conoscenza pregressa, e come tale, è stato detonante.
Un’estate ligure solitaria - decisamente dedita alla pagina scritta - e le sue opere fuori commercio in un gazebo sul lungomare di Rapallo.
Gina Lagorio è stata una grandissima scrittrice e una donna combattiva che non ha perso un grammo della sua leggiadria e del suo fascino. Purtroppo la memoria italica è colpevole anche del suo oblio: si è parlato tempo fa di una riedizione delle sue opere, ma al momento tutto pare tacere.
In quell’estate m’innamorai del suo Inventario, immergendomi voracemente in un mondo letterario e personale che non ha mai smesso di affascinarmi e commuovermi; un microcosmo fatto di equilibrio, passione, genio e femminilità. Fu una stretta di mano vigorosa ed entusiasmante, una ruota felice fatta con una gonna di tulle e fiori.
Poi venne tutto il resto: Tra le mura stellate, Un ciclone di nome Titti, La spiaggia del lupo, Càpita, Golfo del paradiso, Raccontiamoci com’è andata, Approssimato per difetto, …
Per quest’estate vi consiglierei di seguire la prima tappa della mia avventura e di cominciare con Inventario.
Vi verrà voglia di rileggere L’Isola d’Arturo o Anna Karenina, di ascoltare Paolo Conte e Le Variazioni Goldberg, di dare un’occhiata ai latini, di stringere la mano a Camillo Sbarbaro (uno dei miei poeti preferiti) e poi di ballare, vivere, viaggiare, perdervi nell’eternità del mare di Varigotti e conoscere le Langhe.
Del resto è così che capita con le cose belle: ci suggeriscono altri mondi senza la paura di perderci. Aprono le porte delle proprie cineserie e non temono furti o plagi. Le cose belle sono sempre diverse, evolvono, crescono, diventano altro. Proprio come capita con le stelle notturne che mentre vengono indicate sono già di un altro cielo.
Scrittori per un anno: alcuni video della scrittrice, qui.
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